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piccoli spunti di riflessione sull’arte contemporanea

RussiA fuori dalla Biennale. Si dimettono il curatore e gli artisti del Padiglione

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Anche l’arte risponde a una delle più importanti performance della cultura, calando il sipario del Padiglione ucraino alla biennale. La protesta non è nuova per un evento quasi apocalittico di una guerra dalla eco mondiale che molto si accosta a ciò che successe non pochi mesi fa ad Expo 2020, con la chiusura del Padiglione Afgano in seguito agli effetti della invasione talebana. Così I lavori all’Arsenale per l’ artista Pavlo Makov si arrestano ancora prima di cominciare. L’ardore per la preparazione all’ evento Internazionale più atteso viene sconfortato e surclassato dal timore del pericolo a cui va incontro il paese in questo momento. Ma non si sottovaluti purtuttavia che anche la Russia ha comunicato la sua esclusione volontaria dalla performance del pari all’Ucraina. Non una strategia precauzionale quest’ultima, per via del pericolo bellico in corso, bensì una vera e propria protesta da parte degli artisti Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov, e del curatore Raimundas Malašauskas, che si oppongono al governo russo, rinunciando alla 59ma edizione della Biennale, la quale, ratifica tale decisione senza sostituzione con altri artisti di altri paesi, ma così come avvenne in Afghanistan con la chiusura del Padiglione eponimo, stavolta quello russo. Come non essere concordi a quanto appreso e solidali con lo staff della Biennale che si riconferma come la performance che garantisce il trionfo dell’incontro delle civiltà mondiali nel nome assoluto dell’arte, quale espressione dell’identità dei popoli.

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