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piccoli spunti di riflessione sull’arte contemporanea

Si può parlare ancora di vera arte in quest’epoca? Dal panettone Notturno di Philippe Daverio del 2004 all’auspicio di un’arte diversa e pur sempre legata alla bellezza della tradizione

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A conclusione di un altro anno, che rappresenta peraltro un periodo particolarmente impegnativo da tutti i punti di vista, quello pandemico, è cosa interessante tirare le somme su certi aspetti socioculturali.
Alcuni spunti di riflessione mi vengono offerti da un simposio davanti a un panettone notturno, del lontano 2004, in cui mi sono imbattuta casualmente navigando su YouTube, e i cui commensali sono figure autorevoli del panorama culturale contemporaneo, artisti rinomati e organizzato dal critico Philippe Daverio, la cui mancanza dalle scene della critica, si respira a “tutto tondo”, per usare un termine artistico, ormai da quasi due anni.
Ci si chiede, già da allora, come oggi, se serve ancora la creatività visiva, con il sovraffollamento di immagini che bombardano la popolazione attraverso media, web, tablet. Dipingere a questo punto,o fare arte figurativa è inutile? Qualcuno asserisce: di certo non per chi la fa’, ma è un concetto puramente individuale, e per l’artista Marinella Pirelli, è la solitudine dell’uomo. Così Daverio, alla stregua di un vero oracolo, con una battuta sulla capacità di premonizione dell’arte, ricorda “i lavori” all’Arsenale della Biennale di Venezia del 2001, una serie di opere come quella di un artista russo, Sergey Shutov che ha rappresentato la Russia alla 49a Biennale con la sua installazione Abacus, composta da quaranta figure automatiche, tutte vestite di abiti neri, profetizzando con tali pupazzetti chini in preghiera, ciò che da lì a poco sarebbe accaduto per mano islamica, rivoluzionando il mondo intero. Una premonizione che dopo un ventennio avrebbe conclamato la sopraffazione da parte dell’islamismo sul mondo occidentale.
“L ‘ecce homo” dell’ artista inglese Mark Wallinger, premonitore di un disastro della morale e della perdita della cristianità, allude alla “situazione di persone in tutto il mondo che sono in carcere e le cui vite sono minacciate per aver detto la verità, e per le cose in cui credono”. Maurizio
Cattelan già ai tempi, si accinse a rappresentare il Papa, l’unico uomo potente, privo del senso di vendetta, giacere a terra col pastorale, tra i magazzini dell’Arsenale, carichi di serbatoi di gasolio, quasi a burla, sulla crisi che presto avrebbe attanagliato la Chiesa Cattolica. La considerazione del gruppo a tali immagini è ovvia, a differenza della filosofia, l’ arte non si dimostra, rimarca Raffaele Bueno, ma semplicemente si mostra, non ha bisogno di spiegazione, poiché non poggia sul pensiero scientifico, è intuitiva.
Dai segni premonitori dell’inizio secolo, che purtuttavia hanno mostrato un’ arte sociale e di dichiarata denuncia, si passa a soli due anni di distanza alla 50ma Biennale del 2003 ad un’eccessiva massificazione dell’opera, come se ci si trovasse in una fiera di paese, quasi un bazar, il cui curatore è Francesco Bonami, ma che il buon Daverio assolve recriminando sulla fallacita’ dell’organizzazione tutta. La nostra identità nazionale è espressa da un esclamazione “Ohhh”, sotto delle “belle palle” tutte colorate, e completano altre istallazioni di moto, e forme ovoidali pendenti dall’ alto, allegri giocattoli per infanzie irrisolte. Ma se la precedente Biennale venne considerata premonitrice di eventi nefasti, questa apparve fatua e priva di sostanza .Ci si chiede dov’è l’opera? Banalità, su banalità, il nulla,come se effettivamente da lì a una ventina d’anni si sarebbe giunti a una grettezza creata da tanto concettuale, che ha scarnificato il concetto stesso di emozione, scaturita dall’armonia della forma, della grazia, della profondità di cotanta bellezza, primigenio elemento dell’arte, di cui oggi abbiamo tanta nostalgia. In questo panorama non può mancare il riferimento ad un’artista italiana Carol Rama, classe 1918, arrivata in biennale solo alla sua veneranda età, come tutti gli italiani che tra una miriade di stranieri vi approdano solo raggiunti gli anni della pensione inoltrata, se non per altri modi. Insomma se oggi si aggiunge che la 59ma biennale 2022 ospiterà un’ istallazione ambientale, non si capisce, se l’attribuzione “ambientale”, non sia pleonastica nel caso dell’istallazione, ma pur di fare scena tutto fa brodo, istallazione di Gian Maria Tosatti, il copione è pur sempre lo stesso. Almeno questo artista italiano è giovane.
Nulla di nuovo all’orizzonte, dunque, sino ad oggi, trascorso quasi un ventennio, le domande restano sempre uguali.
E se l’ arte anticipa i movimenti drammatici dell’umanità, mi sarebbe piaciuto assistere ad un altro appuntamento mancato con un panettone notturno, in questi giorni, infestati dalla pandemia, con ospiti di altrettanta stima, il collega critico Angelo Crespi, ed artisti giovani e di ragguardevole curriculum, cosa mai avrebbe immaginato o considerato il buon Daverio? Quali le vie o le strade che conducono all’arte quella vera?
I presupposti per un nuovo filone nell’arte, non mancano, così come hanno concluso gli illustri ospiti di Daverio, purché l’artista, seguendo il consiglio di coloro che hanno fatto arte nel secolo scorso, voglia esprimere se stesso nell’aurea di un’ ispirazione trascendentale, intuitiva e condivisibile che non conosce tempo, e non temendo la sfida, non si arranghi nello stupidamente e forzatamente sbalorditivo e aggiungerei si concretizzi nel collettivo. Ecco perché con la complicità di un simposio organizzato nella Bottega di Salvo Bonnici Maestro informale siciliano, solo un anno e mezzo or sono, abbiamo teorizzato con 7 artisti di altrettanto calibro, il movimento Transantigenismo 2020 che va oltre ogni banalità, oltre la nostra resilienza di quest’ultimo biennio, nell’esaltazione dello spirito vero dell’arte: il diversismo. Un nuovo spirito che illumini la nostra società. Che dire, ce lo auguriamo per il nuovo anno.

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1 commento
  1. Pamela
    Pamela dice:

    L’individualismo lascerà il posto al collettivismo; l’Arte ritornerà ad essere espressione dell’ Alta Conoscenza.
    Un Nuovo Rinascimento è alle porte, le coscienze si stanno risvegliando e la società, artistica prima e poi collettiva, rinascerà dalle ceneri di un mondo individualistico, come L’Araba Fenice.

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